Protocollo informaticoRiflessioni teoriche

“Archivisti, siate records manager”

Entrando in un grande archivio, l’uomo che già sa, non tutto quello che v’è, ma quanto può esservi, comincia a ricercare non le materie ma le istituzioni.

Chi si è formato archivista, almeno a certe latitudini, ha probabilmente mandato a memoria questo breve passaggio[1]Relazione di Francesco Bonaini al Ministero dell’Istruzione del 23 marzo 1867, in Antonio Panella, L’ordinamento storico e la formazione di un archivio generale in una relazione inedita … Continue reading di Francesco Bonaini, indicato fra i promotori del metodo storico e fra gli iniziatori di tanta dissertazione teorica sul tema nei secoli successivi. Non ci vogliamo qui addentrare nelle evoluzioni della dottrina archivistica sul tema, né ripercorrere il tradizionale percorso a tappe Cencetti[2]Si veda per esempio: Giorgio Cencetti, Il fondamento teorico della dottrina archivistica, in Archivi, VI, 1939, pp. 7-13, ora in Giorgio Cencetti, Scritti archivistici, Fonti e studi di storia … Continue reading – Pavone[3]Claudio Pavone, Ma è poi tanto pacifico che l’archivio rispecchi l’istituto?, in Rassegna degli Archivi di Stato, 30, Roma, 1970 (PDF). – Valenti[4]Si veda per esempio, Filippo Valenti, Nozioni di base per un’archivistica come euristica delle fonti documentarie, 1976, in Filippo Valenti, Scritti e lezioni di archivistica, diplomatica e … Continue reading sul rapporto fra archivio/fondo e istituzione/soggetto produttore o dibattere se l’archvio sia l’istituzione, se rifletta le sue scelte di come autodocumentarsi e in che misura risenta poi delle vicissitudini interne ed esterne all’istituzione stessa e alla tenuta dei suoi documenti.

Quello che ci preme sottolineare è che, indipendentemente dalle evoluzioni speculative sul tema, se vogliamo mantenere il linguaggio dell’istituto di conservazione, quella del soggetto produttore di un fondo archivistico sembra la dimensione ideale in cui esercitare la disciplina archivistica, proprio mentre la documentazione nasce e l’archivio si forma.

Mantenere accessibile, fruibile e “ordinata” la documentazione corrente, tanto quella analogica quanto quella digitale, è una missione niente affato subordinata a quella di chi riceverà questa documentazione per traghettarla verso l’imperitura memoria.

Spesso e volentieri invece, la sensazione è che permanga fra gli archivisti un favore per una dimensione storico-culturale che si misura solo con documentazione inattiva, possibilmente in grandi archivi di concentrazione. La sensazione non è isolata e, anzi, deve essere emersa a più riprese come urgenza da affrontare se dalla letteratura di base della formazione di un archivista del XXI secolo possiamo estrarre ulteriori citazioni quali “scompaia definitivamente il vecchio tipo di archivista […] maniaco delle scritture del diplomatico[5]Il diplomatico, in un istituto archivistico di conservazione, è la raccolta di documenti prodotti su pergamena. Oltre al fascino dell’antico che deriva dall’essere composti su un … Continue reading […] ma pronto a chiudere non uno ma tutti e due gli occhi di fronte al materiale ingentissimo della età recente[…]”[6]Ruggero Moscati, Attualità degli archivi, in Notizie degli Archivi di Stato, VIII, 1948. (PDF). Citato da Isabella Zanni Rosiello in il potere degli archivi, Milano, 2007. Invero, nella sua … Continue reading oppure “le fonti documentarie per la storia nascono e si difendono nell’archvio in formazione[7]Leopoldo Sandri, L’archivistica, in Rassegna degli Archivi di Stato, XXVII, p. 413, Roma, 1967.. La periodicità con cui tali riflessioni si affacciano nel dibattito sulla professione lasciano pensare che non siano riuscite a far breccia efficacemente nei cuori degli astanti.

Se guardiamo con ossequio e riverenza alla funzione storica di documenti e archivi, pensiamo allora anche alla selezione (scarto) della documentazione, “elemento qualificante per le fonti della storiografia” secondo Paola Carucci[8]Paola Carucci, Lo scarto come elemento qualificante per le fonti della storiografia, in Rassegna degli Archivi di Stato, 1975, 1-3, pp. 205-255. Quale titolo mai così sinteticamente denso di … Continue reading: questo non avviene forse nel passaggio dalla fase di deposito a quella storica, su iniziativa del soggetto produttore?

Sarebbe auspicabile un esercizio della competenza archivistica al servizio delle attività pratiche del soggetto produttore, che riesca ad andare oltre alle esigenze del “qui e subito” e traguardare un più ampio orizzonte di medio-lungo termine, il cui raggiungimento, soprattutto se ci si adagia passivamente su presunte facilitazioni delle moderne tecnologie digitali, rischia di essere pieno di ostacoli, insidie e impervi trabocchetti.

Questo basterebbe per suggerire una sorta di apologia del protocollo o di riscatto della gestione documentale e proporre una legittimazione della cura dell’archivio in formazione che attinga proprio dal passato e dalle fondamenta della disciplina archivistica.

Un ulteriore motivo di presidio della fase di formazione dell’archivio è l’attuale tendenza al manifestarsi di forme di sedimentazione documentaria nuove, che si allontanano dal modello di quasi assoluta coincidenza fra istituto/soggetto produttore e complesso documentario che è insieme supporto e residuo della sua attività e portano a ripensarlo. Le tecnologie digitali consentono la condivisione di contenuto informativo, anche in via autorevole, con forme inusuali, senza bisogno di materiale trasferimento nello spazio, forme in cui al possesso dell’evidenza documentaria si sostituisce la possibilità di accedervi magari in un ambiente sotto la responsabilità altrui. Così, sia per diposizione normativa sia per realtà dei fatti[9]Sulle disposizioni normative, in ambito di documentazione pubblica: il d.lgs 82/2005 (CAD – Codice dell’Amministrazione Digitale), all’articolo 41, teorizza un fascicolo informatico … Continue reading, capita che le unità documentarie (i fascicoli) abbiano un’unitarietà logica[10]Questo almeno in via teorica. Nella pratica già stenta ancora ad affermarsi la prassi di costituire aggregazioni documentarie (fascicoli) nei sistemi di gestione informatica dei documenti di un … Continue reading che non corrisponde a quella fisica[11]Sulla materialità fisica del digitale e contro la sua presunta immaterialità: ti è mai caduto un hard disk su un piede? L’esperienza vale anche per verificare l’intrinseca fragilità … Continue reading, frammentata fra più soggetti produttori d’archivi.

Viene allora da chiedersi se e in che modo, in futuro, l’uomo di Bonaini cercherà le istituzioni. E dove? E cosa troverà?

Note

Note
1 Relazione di Francesco Bonaini al Ministero dell’Istruzione del 23 marzo 1867, in Antonio Panella, L’ordinamento storico e la formazione di un archivio generale in una relazione inedita di Francesco Bonaini, Archivi. Archivi d’Italia e Rassegna Internazionale degli Archivi, serie II, n. III, fasc. I, Roma, 1936, pp. 37-39, ora in Antonio Panella, Scritti archivistici, Pubblicazioni degli Archivi di Stato XIX, Roma 1955 (PDF).
2 Si veda per esempio: Giorgio Cencetti, Il fondamento teorico della dottrina archivistica, in Archivi, VI, 1939, pp. 7-13, ora in Giorgio Cencetti, Scritti archivistici, Fonti e studi di storia legislazione e tecnica degli archivi moderni, Roma, 1970.
3 Claudio Pavone, Ma è poi tanto pacifico che l’archivio rispecchi l’istituto?, in Rassegna degli Archivi di Stato, 30, Roma, 1970 (PDF).
4 Si veda per esempio, Filippo Valenti, Nozioni di base per un’archivistica come euristica delle fonti documentarie, 1976, in Filippo Valenti, Scritti e lezioni di archivistica, diplomatica e storia istituzionale, a cura di Daniela Grana, Pubblicazioni degli Archivi di Stati, Saggi 57, Roma, 2000 (PDF).
5 Il diplomatico, in un istituto archivistico di conservazione, è la raccolta di documenti prodotti su pergamena. Oltre al fascino dell’antico che deriva dall’essere composti su un supporto ormai desueto, spesso con cura e solennità estranee alla documentazione su carta, i documenti su pergamena sono spesso rappresentativi di diritti e per questo tradizionalmente tenuti in gran conto.
6 Ruggero Moscati, Attualità degli archivi, in Notizie degli Archivi di Stato, VIII, 1948. (PDF). Citato da Isabella Zanni Rosiello in il potere degli archivi, Milano, 2007. Invero, nella sua prolusione di fronte agli specializzandi bibliotecari e archivisti paleografi, Moscati non invita tanto l’archivista moderno a cimentarsi con gli archivi correnti quanto piuttosto a dedicarsi anche al materiale documentario recente già presente negli istituti di conservazione, ritenuto di “scarsa importanza solo perché non è scritto su pergamena” ma il cui ordinamento e la cui conservazione impongono “questioni gravissime […] ogni giorno alla nostra ansia“. Il vibrante e accorato invito non può che estendersi oltre, fino a coprire anche l’intervento dell’archivista nelle questioni di formazioni e sedimentazione di quello stesso materiale.
7 Leopoldo Sandri, L’archivistica, in Rassegna degli Archivi di Stato, XXVII, p. 413, Roma, 1967.
8 Paola Carucci, Lo scarto come elemento qualificante per le fonti della storiografia, in Rassegna degli Archivi di Stato, 1975, 1-3, pp. 205-255. Quale titolo mai così sinteticamente denso di significato?
9 Sulle disposizioni normative, in ambito di documentazione pubblica: il d.lgs 82/2005 (CAD – Codice dell’Amministrazione Digitale), all’articolo 41, teorizza un fascicolo informatico aperto e tenuto dall’amministrazione titolare del procedimento, al quale le amministrazioni partecipanti hanno accesso (telematico) con eventuali restrizioni. Per la realtà dei fatti, un caso emblematico sono i sitemi di e-procurement messi a disposizione delle publiche amministrazioni dallo Stato o dalle regioni per le procedure di affidamento di contratti pubblici: la documentazione prodotta all’interno di questi sistemi molto difficilmente confluisce nell’archivio dell’amministrazione procedente e il fascicolo del procedimento va quindi ricostruito come somma di quanto effettivamente presente nel fascicolo informatico dell’amminsitrazione e quanto presente nel sistema di e-procurement.
10 Questo almeno in via teorica. Nella pratica già stenta ancora ad affermarsi la prassi di costituire aggregazioni documentarie (fascicoli) nei sistemi di gestione informatica dei documenti di un unico soggetto produttore, figuriamoci il fascicolo condiviso e alimentato da soggetti diversi!
11 Sulla materialità fisica del digitale e contro la sua presunta immaterialità: ti è mai caduto un hard disk su un piede? L’esperienza vale anche per verificare l’intrinseca fragilità con cui le sequenze di bit sono affisse ai loro supporti.
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