Trasformazione digitaleVetrina - critico

Due passi nella Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND)

Chi mi ha seguito su Linkedin probabilmente sa che, da quando è stata aperta agli enti, ho tentato di sperimentare le opportunità della PDND come fruitore delle API messe a disposizione dai grandi enti erogatori (per esempio INPS per la banca dati ISEE).

Ne erano uscite due stagioni di post:

  • la prima stagione, dopo l’adesione alla Piattaforma, l’esplorazione del catalogo, lo sviluppo di interazioni via API con la piattaforma stessa per la gestione delle iscrizioni, si era conclusa in un clima da Deserto dei Tartari, nell’attesa che gli accordi di fruizione per gli e-service (questo il nome dato alle API esposte dagli enti erogatori) INPS per la consultazione dell’ISEE e del Ministero dell’interno per le verifiche ANPR fossero accettati;
  • la seconda stagione, sollecitata dall’arrivo (insperato) di INAD (l’Indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche ecc.) dopo un’attesa pluriennale, ha portato a sviluppare in ambiente di collaudo un’interazione completa con INAD fino a realizzare e condividere un semplice tool scritto in Python che, oltre alle interrogazione puntuali di INAD che si fanno anche dalla sua interfaccia web aperta a tutti, consente di elaborare un file CSV che contiene dei codici fiscali e restituirlo arricchito con i dati di domicilio digitale (il tool è disponibile su GitHub: franthemanIT/parlaConINAD2 (github.com) – valuterò se pubblicarlo come software a riuso sul catalogo di Developers Italia).

Dal 6 luglio 2023, INAD è ufficialmente aperto alla consultazione (anche in interoperabilità) e sulla PDND è apparso l’e-service in ambiente di produzione. Ho subito provato: la richiesta di fruizione è accettata in automatico sulla base degli attributi qualificati (per esempio: essere un ente locale, in base alle risultanze dell’IndicePA – IPA). Con un paio di modifiche agli script, parlaConINAD2 è utilizzabile anche in ambiente di produzione. Questo conferma che fruire di INAD tramite PDND, a livello di mera comunicazione, è un’impresa facile. La parte più difficile, ma non troppo, è inserire la consultazione di INAD nei processi.

I progressi di ANPR

Rispetto alla stagione 1, anche gli e-service ANPR offerti dal Ministero dell’interno sono migliorati non di poco. In primo luogo, funziona l’automatismo che approva gli accordi di fruizione immediatamente sulla base della verifica istantanea degli attributi qualificati dell’aspirante fruitore.

Basta avere cura di selezionare gli e-service che, nel loro nome, recano la formuletta “approvazione_automatica“:

Una domanda però sorge spontanea (oltre che decisamente retorica): un catalogo così fatto, è usabile? E’ comprensibile e facilmente ricercabile? Si potrebbe fare di meglio: distinguere titolo e descrizione, adottare stili di scrittura più adatti alla lingua scritta, far figurare la parola chiave “ANPR” nel titolo o nella descrizione…

Ottenuta l’abilitazione si possono fare esperimenti diretti con le API di ANPR. In questo caso, vista anche la maggiore delicatezza dei dati scambiati, l’interazione con la banca dati richiede qualche accorgimento di sicurezza ulteriore rispetto al solo stacco del token/voucher dalla PDND. Le chiamate al server ANPR devono essere corredate da un ulteriore token JWS (Agid-JWT-Signature) a tutela dell’integrità del messaggio inviato, secondo quanto descritte dalle Linee guida per l’interoperabilità tecnica, alla voce [INTEGRITY_REST_02] del ModI (Modello di Interoperabilità AGID). Messa così è un’indicazione decisamente criptica, ma sono fiducioso che se uno ci si sporca un po’ le mani diventa tutto più chiaro…

Uno sguardo al catalogo

Una passeggiata nel catalogo API della PDND consente di imbattersi, oltre che nei grandi enti nazionali, anche in una ventina di comuni che espongono propri dati. Per la precisione, nel momento in cui scrivo, sono presenti 19 comuni che espongono un totale di 26 e-service, di varia natura:

  • ci si riconoscono le 3 API proposte da Infocamere ai comuni utilizzatori di Impresainungiorno: per ciascun comune un e-service per la lista delle pratiche, uno per il dettaglio e uno per le statistiche aggregate per tipo di pratica e di attività economica…
  • si intravvedono i 5 casi d’uso proposti dal Dipartimento: per esempio, ci sono tre albi pretori consultabili[1]Ho già espresso le mie perplessità sull’opportunità di rendere l’albo online scandagliabile automaticamente e sistematicamente da una macchina nel post sui 5 casi d’uso per i … Continue reading per i quali già da titolo e descrizione si individua il denominatore comune del fornitore. Infatti, l’endpoint del web service (SOAP) è il medesimo e il discrimine è il codice fiscale del comune di interesse da specificare nella richiesta. Nessun attributo particolare è richiesto per attivare l’accordo di fruizione;
  • un esperimento anche per l’esposizione dei dati dell’Amministrazione trasparente, ma solo per l’elenco dei procedimenti amministrativi;
  • altro fornitore comune a più comuni, che si dichiara già nel titolo dell’e-service, propone dati geografici (numeri civici, autorizzazioni edilizie…) in una cornice non eccessivamente documentata. Anche qui nessun requisito/attributo particolare per ottenere l’accesso. Anzi, il metodo “status” di alcuni endpoint risponde con un “200” anche da browser web senza autenticazione;
  • interessante la proposta di un comune che offre la consultazione storica delle elezioni comunali. Documentazione completa sia nel PDF scaricabile da PDND sia in una pagina web liberamente accessibile che consente la navigazione interattiva del file YAML di definizione delle API, in pieno stile OPENAPI;
  • infine un comune mette a disposizione – delle sole forze di polizia, in realtà – i dati delle videocamere OCR che leggono le targhe: dislocazione, interrogazione per numero di targa e recupero di immagini. Anche qui tre e-service distinti.

Ora, siamo all’inizio e ben vengano gli sforzi di inventiva per mettere a disposizione dati utili e ordinati. Ma forse si può iniziare anche a farsi, in tutta serenità, qualche domanda. Per esempio, senza nulla togliere a chi si è pioneristicamente lanciato nell’impresa:

  • i dati delle elezioni comunali siamo sicuri che convenga che ogni comune esponga i propri in un proprio e-service? Che valore aggiunto c’è rispetto a renderli disponibili come open-data da scaricare in un colpo solo? Del resto, io fruitore interessato alla storia elettorale di un singolo comune probabilmente non ho intenzione di sviluppare un client di interrogazione e stringere un accordo di fruizione (ammesso che possa accedere alla PDND) per poi fare interrogazioni puntuali. Probabilmente mi viene più utile scaricare uno o più file (in formato rigorosamente aperto e riusabile) e rielaborarli. Oppure, se come fruitore sono interessato a ricerche storiche su scale geografiche più vaste, forse mi farebbe più comodo un e-service che proponga i dati di più comuni insieme? Magari di tutti i comuni? Magari un servizio proposto dal Ministero dell’interno che, più o meno, quei dati dovrebbe averli?
  • Lo stesso vale per vie e numeri civici. Fra l’altro, questi non fanno forse rima con ANNCSU?

Adesso gli enti iscritti e attivi sulla PDND come erogatori sono pochi, ma se proiettiamo questo andamento a lungo termine, quando, complice anche l’avviso PNRR, molti altri comuni pubblicheranno i loro e-service, cosa possiamo attenderci?

Credo che si debba fare attenzione, in ordine sparso:

  • alla qualità delle descrizioni e della documentazione dei servizi;
  • a limitare il loro proliferare[2]In altri contesti e periodi storici si parlerebbe di frazionamento artificioso”…: per ottenere una lista e poi il dettaglio di un suo elemento non può bastare un solo e-service?
  • all’effettiva utilità diffusa dell’e-service esposto, che altrimenti costituisce un costo per chi lo mantiene e per chi vuole utilizzarlo, magari una volta sola (e preferirebbe scaricarsi un CSV, magari).

C’è poi la questione degli schemi e delle strutture di dati, di cui si è detto e ridetto: anche se siamo disposti a interfacciarci con un numero arbitrario di comuni per riscostruire la storia elettorale di un territorio, non sarebbe quanto meno auspicabile chiedere e ricevere i dati sempre nello stesso modo?

Considerazioni se ne potrebbero fare (e rifare) tante altre.

Chiusura con proposta

Penso di aver già accennato alla questione, ma ci torno con intenzione propositiva. Giusto qualche giorno fa, dal punto di osservazione (limitato, si intende) del mio Comune, riflettevo su come non si riesca a rendere nativi digitali (e dematerializzarne il processo di formazione e gestione) alcuni provvedimenti quali le licenze commerciali e altre autorizzazioni. Senza entrare nel dettaglio, questi provvedimenti autorizzatori hanno portata sovracomunale, cioè producono effetti anche fuori dei confini del Comune che li ha adottati.

Ora, se la questione si riduce al fatto di garantirne l’autenticità e renderli quindi degni di fede anche in un’eventuale forma elettronica, non ci sono grandi problemi: abbiamo le firme digitali, abbiamo glifi (contrassegni elettronici, qr-code vari) che possono guidare a validarli o anche semplicemente possiamo fornire un link per accedere in qualsiasi momento all’originale informatico (tanto sono documenti liberamente consultabili, anzi, sono proprio fatti per essere visti da tutti).

Il problema nasce quando, per qualche motivo, l’autorizzazione/licenza viene revocata prima della sua (eventuale) naturale scadenza. Fin tanto che è un originale cartaceo in unico esemplare, basta, in qualche modo, farselo restituire. Ma un documento elettronico, infinitamente riproducibile senza degrado, come può essere efficacemente “chiesto indietro”? Non si può. Si deve cambiare paradigma e approccio al problema. Non più il documento che “abilita” o “dà titolo” a chi lo detiene, ma, unitamente al documento che ne è l’espressione esteriore, occorre che ad abilitare e dare titolo sia una banca dati autorevole, consultabile in sicurezza da chi ne ha diritto e necessità.

Quindi, la PDND potrebbe essere l’occasione per pensare a “federare” e rendere comunicanti gli scrigni delle autorizzazioni varie rilasciate dai singoli comuni. Non un’operazione semplice, tutt’altro: basti pensare che non esiste nemmeno una regola per numerare ed indentificare i provvedimenti autorizzatori. C’è chi li numera con numerazione propria, annuale o continuativa, chi ha più registri identificati da sigle anteposte o posposte a un numero, chi li identifica con il numero di protocollo… Insomma, la varietà è ricca, tanto che – vita vissuta – talvolta gli stessi titolari di autorizzazioni e licenze hanno difficoltà a fornirne gli estremi precisi, complicando le successive verifiche sulle dichiarazioni sostitutive.

Non è semplice, ma ci si può ragionare, anche perché, con le dovute cautele e dopo le necessarie valutazioni, si possono rendere disponibili agli enti autorizzati anche funzioni di ricerca per denominazione del titolare, codice fiscale o altro…

Foto di Lorri Lang da Pixabay

Note

Note
1 Ho già espresso le mie perplessità sull’opportunità di rendere l’albo online scandagliabile automaticamente e sistematicamente da una macchina nel post sui 5 casi d’uso per i comuni erogatori di API.
2 In altri contesti e periodi storici si parlerebbe di frazionamento artificioso”…
Condividi

Un pensiero su “Due passi nella Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND)

  • Concordo, è comunque un passo in avanti rispetto alle complicate e lunghe richieste individuali da un ufficio/ente a un altro. Vedo tuttavia una emblematica eterogeneità di e-service nel catalogo, a tratti confusionaria, poco standardizzata e difficile da interpretare. Mi ricorda una (pessima) scelta ispirata alla stessa ‘logica illogica’, presa da AGID/PagoPa Spa riguardo alla nota tassonomia delle entrate PagoPa 😱

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *